Dazi, Bessent dopo i colloqui Usa-Cina: “Progressi sostanziali”. Greer parla di “accordo”

MILANO – Il secondo round di colloqui a Ginevra tra le delegazioni di Stati Uniti e Cina, per provare a trovare una tregua sul fronte commerciale, segna “sostanziali progressi”. Tanto che dalle fila americane si parla di un “accordo” raggiunto. A riferirne sono i vertici della delegazione americana in Svizzera: il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, e il rappresentante per il Commercio statunitense Jamieson Greer.
E’ stato Bessent a parlare di “sostanziali progressi”, rimandando a lunedì per i dettagli. Greer ha voluto rimarcare ai cronisti l’importanza della “rapidità con cui siamo riusciti a raggiungere un accordo, il che riflette che forse le differenze non erano così grandi come forse si pensava”.
Ha quindi aggiunto: "Il Presidente (Trump, ndr) ha dichiarato l'emergenza nazionale e ha imposto le tariffe, e siamo fiduciosi che l'accordo raggiunto con i nostri partner cinesi ci aiuterà a risolvere l'emergenza nazionale" ovvero contribuirà a ridurre il deficit commerciale globale di 1.200 miliardi di dollari degli Stati Uniti.
Sembrano così trovare conferma le le parole del presidente americano, Donald Trump, che Bessent ha specificato di avere pienamente informato. Il presidente Usa, nella notte italiana e quindi al termine della prima tornata di colloqui di sabato, aveva parlato sul social Truth di “grandi progressi” e della possibilità di un “reset totale” dopo l’escalation con tariffe arrivate al 145% verso Pechino (che risponde con il 125%). Greer ha parlato delle sue controparti cinesi come di negoziatori assai duri, spiegando che il gruppo ha "lavorato molto diligentemente".
La Cina ha inviato il vice premier cinese, He Lifeng, considerato un fedelissimo di Xi, accompagnato dal ministro della pubblica sicurezza Wang Xiaohong, la cui presenza è collegata alle tematiche del Fentanyl, la “droga degli zombie” che l’amministrazione Trump ha messo in cima all’agenda delle emergenze da bloccare.
Prima delle parole di Bessent si era registrato l’ottimismo sul buon esito delle trattative del segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick. "Siamo ottimisti sul fatto che le cose si risolveranno", ha dichiarato il segretario statunitense in un'intervista alla Cnn. "E' davvero importante per gli Stati Uniti. E' importante per la Cina", ha sottolineato Lutnick, assicurando che la delegazione americana avrebbe lavorato “sodo” per raggiungere un accordo. Il consigliere economico della Casa Bianca Kevin Hassett ha dichiarato che i cinesi sono "molto, molto desiderosi" di impegnarsi nelle trattative volte a riequilibrare le relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Hassett, parlando a Fox News, ha anche aggiunto che potrebbero arrivare altri accordi commerciali con altri Paesi già questa settimana.
Durante la prima giornata di colloqui, sabato, attraverso l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, la Cina aveva riconosciuto che l’apertura del tavolo è un “passo importante” ma anche ribadita la linea dura, assicurando che la Cina "respingerà fermamente qualsiasi proposta che comprometta i principi fondamentali o mini la causa più ampia dell'equità globale".
Certo lo stallo generato dal braccio di ferro commerciale ha probabilmente convinto tutti a tornare a più miti consigli: se in un primo momento Pechino escludeva anche solo l’idea di sedersi a un tavolo finché le tariffe fossero in vigore, poi da ambo le parti è arrivato il riconoscimento dell’opportunità di ridurre le tensioni. E da lì ai colloqui veri e propri il passo è stato breve. Sull’amministrazione Trump ha senz’altro pesato il pressing del mondo della finanza e delle grandi Corporation, che hanno a più riprese annotato come l’incertezza non consentisse loro di pianificare il business e hanno iniziato a mettere in conto rincari da ribaltare sui consumatori. In settimana, per altro, sono attesi i dati sulla crescita dei prezzi al consumo di aprile (visti in accelerazione dello 0,3%) e poi le vendite al dettaglio. Potrebbero registrare i primi effetti della guerra commerciale e spingere ulteriormente per una
La Repubblica